MabonL’autunno potrebbe essere frainteso per una stagione di transizione, ma spesso dietro le sue quinte -in Natura e in ogni uomo- avvengono cambiamenti importanti, che preparano all’inverno e alla successiva estate della vita. Non a caso la stagione autunnale – “location” temporale di cambi di stati d’animo che portano inevitabilmente a fasi vegetative dell’anima – ha da sempre giocato un ruolo fondamentale nelle trame di diversi romanzi entrati nella storia della letteratura: dall’Idiota di Dostoevskij al Grande Gatsby, passando per On the road. L’equinozio è il tempo del seme, delle radici, delle potature e dell’acqua. Tagliate i rami secchi, portate dentro casa ciò che vorreste fare germogliare in primavera assieme a voi, ma il resto lasciatelo fuori

L’autunno, come l’estate, è uno stato d’animo. Fuori e dentro di noi. È una stagione di pensiero, meditazione, osservazione e contemplazione della Natura (e di riflesso della nostra essenza) ; quella stessa Natura che, una volta, proprio in questo periodo veniva festeggiata per la chiusura di alcuni cicli lunari. Il buio (delle giornate che si accorciano e dell’inverno in arrivo) nonostante il disagio fisico e le paure ataviche suscitate negli esseri umani, è parte integrante di un ciclo di generazione e rigenerazione.

SamhainCome avviene per “Imbolc” -la festività irlandese che, nel punto di mezzo tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, festeggia la luce e l’allungamento della durata del giorno- tra il 21 settembre e il 31 ottobre, venivano celebrati la fine del raccolto e l’inizio dell’anno agricolo, quando il terreno veniva preparato per l’inverno. Oggi, nelle società moderne così veloci e sterili, riti e festeggiamenti legati alla terra sono andati perlopiù persi, ma l’aspirazione a un ritrovato contatto con la Natura, passa proprio dalla valorizzazione di questi momenti.

L’autunno ha sempre rappresentato nell’antichità un momento molto particolare, durante il quale le forze della luce e quelle delle tenebre raggiungono perfetto equilibrio. Per molte culture l’Equinozio d’Autunno, d’altronde è un giorno di celebrazioni. Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire. In autunno, specie alcuni segni zodiacali o -per dirla meglio- alcune persone nate sotto determinate stelle, cadono letteralmente in letargo e, in generale, la separazione tra dentro e fuori diventa molto labile, quasi evanescente.

Autunno stagione di mutamentiOrmai, con l’andare del tempo, nel solco di un processo lento e inesorabile innescato dalla dittatura del calendario gregoriano sul calendario Maya, l’uomo ha perso il suo contatto con le stagionalità e i cicli della Natura. Sarebbe bene sottolineare quanto il punto zero del calendario usato in Occidente e diffuso nel mondo, ha valore esclusivamente nell’ambito di una precisa cultura umana, quella che professa il Cristianesimo: imporre l’uso di questo calendario ad altre culture ha significato nella storia dettare loro valori e ideologie di una sola determinata cultura. Nel calendario agricolo contadino, purtroppo, poco o nulla è rimasto delle ritualità festive autunnali. L’unico rito di passaggio rimasto – ormai però inquinato e declinato a uso e consumo di industrie di dolciumi e maschere – è Ognissanti, quel momento che i Celti chiamavano “Samhain”. Per noi Halloween. Ma anche, come in un lento processo di colonizzazione culturale, tende ormai a essere demonizzato, perché legato a usanze antiche, terrene ed esoteriche che stonano con gli usi “irrigiditi” e stantii di altre culture più accettate e comuni.

Fuori il suprefluo e ciò che vi fermaNella memoria delle antiche popolazioni, l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. A causa del suo soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre.  Si dice che “a Mabon è tempo di bilanci” poiché questo è il momento dell’anno in cui si tirano le somme, “si mette sulla bilancia” ciò che si è fatto e ciò che si deve fare per affrontare il futuro. Il simbolo chiave di Mabon è la cornucopia: la cesta senza fondo dalla quale sgorga, come una cascata,  tutto il cibo che si desidera. Il rapimento di Mabon è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. È necessario infatti ricordare che nell’antica Grecia si celebravano i Grandi Misteri Eleusini, riti misterici che rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa. La leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, rese impossibile il germogliare delle sementi e delle piante e sterile la terra.  In entrambi i miti quello che viene ciclicamente rivissuto ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra, intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero.

Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno veniva chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua). Esso rappresentava la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio. Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi.

Come sapevano bene le popolazioni antiche, non bisogna aver paura di un comune stato di rilassamento, di voglia di letargo e di immobilità: tutto questo periodo rappresenta l’inizio della rigenerazione invisibile, attraverso il ripiegamento su se stessi per rinascere a “nuova vita”.

Prima di entrare dentro casa, ricordatevi però di tirare dentro le cose che vorreste fare germogliare con voi in primavera e di abbandonare oggetti, abitudini e persone che il vostro intuito vi suggerisce sia meglio lasciar fuori. I vostri frutti saranno più grandi e profumati quando rifiorirete.

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Junio Tumbarello

Direttore responsabile

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La chiave della felicità risiede in un giardino. Con Vivaitaliani sto cercando di conciliare la mia esperienza nel campo della Rete e dei contenuti con la mia passione per la Terra. "Un uomo, d'altronde, ha bisogno di aria, di mare, di vento e di sole" mi ha detto un tizio conosciuto sul Cammino di Santiago che prima lavorava triste tra le quattro mura di un ufficio e ora è il guardia-parco più felice di Spagna. Mi piacerebbe seguire il suo esempio, d'altronde sono un giornalista professionista che ha sempre voluto fare il giardiniere. Ogni giorno mi dedico al mio orto biologico, ad un piccolo pollaio, ai miei due fedeli labrador, Puck e Othello, e a cinque fantagatti nella regal contea di Fantabosco.

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