“Non è voler tornare indietro, ho il massimo rispetto per la grande distribuzione, e sinceramente mi piace anche mangiare cose che vengono dalla Sicilia quando sono a Milano, però – spiega Barbieri in un’intervista all’ANSA – vorrei che l’andare al mercato tornasse ad essere un’abitudine. Non soltanto per andare a comprare il cibo, ma anche per la socialità, i pensieri, le relazioni che significava quella immersione tra la gente. Dalla campagna si arrivava in piazza e si parlava di politica. Era una vita diversa. Ora ci dovrebbe tornare a ritagliare quei cinque minuti per stare meglio“. Perplessità, però, Barbieri, dimostra anche nei confronti del Km 0. “Amo mangiare cose che vengono anche da lontano, o usare ingredienti di luoghi distanti. Altro però è usare ingredienti fuori stagione. Perché dobbiamo mangiare le fragole a gennaio? Perché comprare zucchine che sappiamo che sono state per giorni in frigorifero?“. Per questo, nel libro, Barbieri consiglia anche di “andare a fare la spesa a stomaco pieno, mai affamati. Perché se si va con un buco nello stomaco si comprano un sacco di cose che finiscono sprecate. Non bisogna comprare con la pancia ma con il cervello“. Nel libro quindi sceglie “70 ingredienti, alcuni finiti completamente nel dimenticatoio, come alcune erbe aromatiche. È un modo di riscoprire i sapori di una volta, che non ricordiamo più“. Ma è anche, spiega Barbieri, “un modo per inventare nuovi mestieri. Penso molto ai giovani, leggo di un ritorno alla campagna. Bene! Perché quei prodotti della campagna non li portano anche in botteghe o al mercato?“.
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