La costruzione di Villa Ventimiglia fu iniziata nel 1772 dai Ventimiglia di Belmonte e già nel 1782 fu acquistata dalle monache Carmelitane del Monastero di Valverde. Nel 1866 con Regio Decreto venne concessa alla Società di Acclimazione della Sicilia. Nel 1859 il Di Marzo Ferro nella sua “Guida Istruttiva per Palermo e i suoi dintorni” parla di quello spazio come un “luogo di delizie”, dove oltre alla casina, pare esistessero fruttifere, diversi giardini, un piccolo orto botanico e campi sperimentali. Quel giardino era nato poco dopo la “Società di Acclimazione e di Agricoltura in Sicilia” fondata nel 1861 da Agostino Todaro, direttore del Regio Orto Botanico di Palermo. Nello statuto v’erano scritte le finalità di “acclimare ogni specie di animali utili all’allevamento e introdurre nuove piante utili all’agricoltura e di ornamento, promuovere ogni nuova pratica utile all’indutria agricola“. La Società pubblicava periodicamente un bollettino con le piante e i semi disponibili. Sin dai primi anni di attività i soci sentirono la necessità di poter esercitare i loro studi in un vero giardino di Acclimazione e così nel febbraio del 1867 venne concessa la facoltà temporanea al Comune di Palermo di occupare ad uso della Società di Acclimazione la Floretta, il giardino e il casino monastico a Mezzomonreale appartenente al disciolto Monastero di Valverde. E così in quel giardino si sperimentavano piante esotiche, tessili, tintorie, oleifere, aromatiche e alimentari al fine di facilitarne l’introduzione e la coltivazione, illustrarne le tecniche agricole e spedire i semi ai cultori e ai giardinieri dell’Isola.
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