Julia Child posa nella cucina della sua casa durante un servizio fotografico
Ieri sera insieme con la mia compagna Simona, abbiamo visto un film delizioso. Uno di quei film che svelano storie meravigliose. La pellicola è Julia & Julie (del 2009) ed è tratto dai libri “Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina” di Julie Powell e “My Life in France” di Julia Child e Alex Prud’homme. Ai più fortunati, come me e Simona (almeno fino a ieri), che non sanno nulla di Julia Child, proverò a raccontare la sua storia, partendo dalla trama del film (che trovate su Netflix e di cui potete vedere il trailer qui). Di certo, per quel che mi riguarda, questo articolo, rappresenta solo l’inizio di una puntigliosa ricerca che porterò avanti su Julia e le sue ricette di cucina francese (che naturalmente cercherò di preparare per le nostre prossime cenette romantiche n.d.a.). Ma andiamo con ordine.
Per essere ancora più precisi, tutto comincia quando Julie Powell trova una copia consunta del libro della Child a casa di sua madre e ha una specie di folgorazione, decidendo di cucinare in un anno tutte le ricette del libro, dal potage Parmentier (una delicata zuppa di patate) alle più elaborate preparazioni a base di interiora e salse delicate. “Automa governativo di giorno, gastronoma fanatica di sera“, Julie comincia così a sfornare manicaretti per il marito e per gli amici che frequentano il suo piccolo appartamento nel Queens.
Julie è rivitalizzata dal suo progetto fino a esserne letteralmente ossessionata e mettere a dura prova l’affiatato rapporto con il marito Eric, causando perfino una breve separazione. Il suo blog diventa sempre più popolare fino a guadagnarle un articolo sul New York Times, che attira a sua volta l’attenzione di altri giornali, agenti letterari ed editori, consentendole così di intraprendere l’agognata carriera di scrittrice (Oggi Julie Powell, ha un nuovo blog ha scritto un secondo libro “Cleaving: a Story of Marriage, Meat, and Obsession”, che approfondisce gli accadimenti seguiti alla pubblicazione del primo libro ed è stato distribuito dal 2009). Julia, con il continuo supporto dell’amato marito, si dedica per quasi un decennio alla sua monumentale opera culinario-letteraria, sopportando anche il trasferimento dall’amata Parigi a residenze meno affascinanti (Marsiglia, Francoforte, Oslo) e gli iniziali rifiuti degli editori alla pubblicazione. Quando Julia e Paul si sono ormai stabiliti in patria, nel 1961 il libro viene infine pubblicato da Alfred A. Knopf.
Online si trova anche quest’altro progetto di rivisitazione delle ricette di Julia “Impariamo da Julia” ma purtroppo sembra non essere andato in porto. Se vi va di leggere qualche articolo veramente interessante in lingua inglese su Julia Childs spulciate invece questo blog: si chiama “Bon Appetit” che è poi l’espressione che la cuoca americana utilizzava spesso per chiudere gli episodi della sua trasmissione più nota.
Mastering the Art of French Cooking è invece un pezzo miliare della letteratura gastronomica. Il libro si rivolge “ai cuochi americani senza servitù” che talvolta potrebbero avere impedimenti a causa delle condizioni economiche, per paura di ingrassare, delle scadenze da rispettare, per preparare i pasti per i loro figli, per colpa di alcune malattie dei propri cari o qualunque altro problema che gli impedisca di provare la gioia di cucinare qualcosa di davvero meraviglioso da gustare. È stato scritto per coloro che amano cucinare, le ricette sono molto dettagliate di modo che coloro che lo leggono sappiano esattamente come gestire la preparazione. Un testo pratico, quindi, che presenta le migliori ricette della cucina francese in maniera accessibile. Senza dubbio ormai è un libro che ha i suoi anni (il primo volume fu pubblicato nel 1961 e il secondo nel 1970) ma è uno di quei testi che hanno contribuito alla diffusione della cultura culinaria nel mondo.
Io lo acquisterò di sicuro. Se decideste di farlo anche voi, buona lettura e naturalmente… bon appetit!
Silva 2014 è il primo evento nel nostro Paese dedicato alla cultura rurale e alle…
Dopo i community garden, la nuova frontiera sono le community greenhouse. Ovvero le serre condivise,…
Puntare su vigne, orti, laboratori didattici immersi nella natura e prodotti ortofrutticoli a chilometro zero.…
Solo chi ha assaggiato un Ciliegino coltivato con le proprie mani può capire la differenza…
Al Politecnico di Milano il primo orto in un ateneo italiano. Messo su con l'aiuto…
Chi l'avrebbe mai detto che una panchina avrebbe potuto salvare il destino di molti uomini?…
Questo sito, ed eventuali strumenti terzi da questo utilizzati, si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più, o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, o scorrendo questa pagina, acconsenti all'utilizzo dei cookie.