Nato durante la Guerra, quando il caffè era oro, per chi non lo sapesse il caffè sospeso può essere definita un’abitudine filantropica e solidale, che un tempo era viva nella tradizione sociale napoletana e che oggi – in tempi di crisi – sta riprendendo piede. Viene posto in essere dagli avventori dei bar di Napoli – e ormai diffuso anche in altre città del mondo – mediante il dono della consumazione di una tazzina di caffè espresso a beneficio di uno sconosciuto. La pratica del caffè sospeso si è diffusa anche in alcuni bar dell’Irlanda, Newcastle, Spagna, Canada, Francia, Belgio, Svezia e Argentina. A Parigi è addirittura la Baguette sospesa. In Argentina l’abitudine assume caratteristiche specifiche delle tradizioni alimentari di quel paese, con l’Empanada Pendiente (esiste anche un gruppo su Facebook). https://www.facebook.com/empanadapendiente
In cosa consiste? Quando una persona in bisognosa entra nel bar può chiedere se c’è un caffè sospeso: in caso affermativo, riceve la consumazione di una tazzina di caffè come se gli fosse stata offerta dal primo cliente. Questa tradizione è stata un’usanza viva nella società napoletana per diversi anni, ma poi ha conosciuto un declino.
Nel 2011 in concomitanza del sopravvenire della contingenza economica sfavorevole che tutti conosciamo è nata la Rete del Caffè sospeso, un network di festival di cinema, solidarietà e cultura che con il suo spazio sul Web vuole offrire spazi culturali liberi, articolati, come si può offrire un caffè ad uno sconosciuto, lavorando in rete, distribuendo informazioni e testimonianze nei punti più remoti, con uno spirito di solidarietà che ricorda quello del “caffè sospeso”. Per una nuova declinazione del termine “Festival”, per una unione di resistenze culturali che offra informazione alternativa e buona politica, fuori dalle rotte, navigando lungo un canale autonomo di diffusione del documentario e di condivisione delle arti in genere (letteratura, musica, teatro), dando vita a strumenti in grado di coinvolgere territori su temi di forte contenuto sociale e nuove prassi ambientali, è nata una rete di festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso.
Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia, la tradizione avrebbe origine dalle dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra gruppi, amici, o conoscenti, incontrati al bar: poteva succedere, allora, che nell’incertezza tra chi aveva consumato e chi riteneva di dover pagare per gli altri, si finisse per pagare un caffè che non era stato consumato. In tal caso, non si chiedeva indietro il credito che ne scaturiva, ma si lasciava valida l’offerta a beneficio di uno sconosciuto. Questa usanza faceva parte di un repertorio di gesti solidali che erano in uso nella società napoletana come il cosiddetto “acino di fuoco”, un tizzone portato sulla paletta che, nei cortili napoletani, veniva offerto da chi aveva già acceso il focolare in ore più mattiniere, a beneficio degli altri coinquilini che potevano risparmiare il consumo dei fiammiferi.
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