Una radiografia di come sono cambiati i sogni e le aspirazioni dei giovani ventenni l’ha tracciata il centro Studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore a partire dai dati delle immatricolazioni forniti dal Cun (Consiglio universitario nazionale) relativi al 2013-2014 a confronto con quelli del 2007-2008, in epoca pre-crisi. Al primo posto, come trend, troviamo scienze agrarie, forestali e alimentari: +72% rispetto al pre-crisi, con circa 8mila new entry.
Insomma sono cambiati i sogni. D’altronde le “vecchie nuove” facoltà e le professioni a cui danno accesso sono diventate inutili, senza sbocchi e talvolta vie preferenziali a contesti alienanti. E così i giovani usciti dal liceo e che si affacciano alle porte dell’università hanno cambiato rotta. A livello percentuale, in cima alle facoltà che “crescono” di più ci sono agraria (+72,2%), lingue (+20,5%) e ingegneria dell’informazione. Perdono appeal corsi di laurea più tradizionali come economia (-21%). giurisprudenza (-22,7%), farmacia (-33,3%) e architettura (-43,1%).
“Sembra che la crisi – osserva Laura Zanfrini, ordinario di sociologia all’Università Cattolica – abbia minato la fiducia anche verso quei percorsi considerati in passato “sicuri”, capaci di fare dell’istruzione un investimento redditizio, senza rischi e incognite”. In generale, poi, quello che si registra è un calo della popolazione accademica e degli iscritti: sono stati 266.477 nell’anno appena concluso (quindi circa 40 mila in meno rispetto all’anno al 2007-2008). La flessione maggiore è quella che si registra nel Sud (-20,8%) e al Centro (-12,8%), mentre “tengono” il Nord-Est (-5,5%) e il Nord-Ovest (-3,5%).Insomma largo ai contadini 2.0, agli enologi, ai nuovi agricoltori, giardinieri e paesaggisti. Il mondo sarà loro e menomale.
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