Pellegrini e Hospitaleros al corso 2019 di Pedara
DIVENIRE HOSPITALEROS SUL CAMMINO DI SANTIAGO – Insegnare i principi alla base dell’accoglienza, dell’ascolto e della fratellanza: anche se sembra davvero difficile immaginare che valori così fondanti della persona possano essere inculcati, talvolta – come in questo caso – è necessario ricredersi. Pedara, un delizioso paese in provincia di Catania, è stato teatro di una full immersion (dal 3 al 5 maggio scorsi) organizzata dall’associazione Ultreya Pedara in collaborazione con le associazioni Accoglienza Pellegrina e la Federazione Spagnola delle Associazioni degli Amici dei Cammini di Santiago. Non un corso qualsiasi, ma un percorso per diventare ufficialmente hospitaleros voluntarios negli albergues che si trovano disseminati su alcuni Cammini di Santiago in Spagna e sulla Magna Via Francigena in Italia.
Un’occasione magica per i pellegrini che si sono ritrovati a condividere le proprie esperienze con quelle di alcuni hospitaleros veterani italiani e dello spagnolo Ferràn Cisa, un delegato della Federazione Spagnola delle Associazioni degli Amici dei Cammini di Santiago
«Il corso è stato guidato da sei formatori provenienti anche dal nord Italia e dalla Spagna – racconta Annalisa Schillaci, presidente di Ultreya Pedara – e l’accoglienza, la logistica e i momenti di agape sono stati curati da alcuni corsisti dello scorso anno»
In foto Virna Fasone, Giovanni Casuccio e Salvo Billone
IL CORSO ORGANIZZATO IN SICILIA – Promotrice dell’iniziativa è stata Ultreya Pedara (Ultreya è un’esortazione di incoraggiamento al pellegrino compostellano, N.d.A.), organizzazione di volontariato, che opera nel sociale dal 2013. «Il corso è stato guidato da sei formatori provenienti anche dal nord Italia e dalla Spagna – racconta Annalisa Schillaci, presidente di Ultreya Pedara – e l’accoglienza, la logistica e i momenti di agape sono stati curati da alcuni corsisti dello scorso anno che, dopo la loro esperienza di accoglienza in Spagna, sono anche diventati volontari di Ultreya Pedara.» Durante i tre giorni si è parlato della storia del pellegrinaggio e delle origini dell’ospitalità volontaria nella penisola iberica e in Italia, dei primi e più antichi albergues che da centinaia di anni accolgono i pellegrini in Spagna, ma anche degli ostelli a donativo che dal 2013 sono sorti lunga la Francigena italiana, di come generosità, allegria, fraternità, ascolto, flessibilità ascolto, pazienza e buon senso siano alla base del servizio prestato dall’ospitaliere, ma anche degli aspetti sanitari della gestione dell’ostello. «L’hospitalero è un po’ come uno zerbino su cui il pellegrino che arriva deposita il fango del Cammino: stanchezza, malumore, le intemperanze – spiega Ferran, storico hospitalero dell’albergue di Ponferrada (ricordando le parole di un bollettino degli Hospitaleros Voluntarios di Spagna) – non è facile, ma il suo è un compito indispensabile per raccogliere le paure, l’ansia e talvolta la mancanza di solidarietà dei camminanti».
«La presenza di strutture organizzate per l’accoglienza dei pellegrini si può far risalire almeno al 325, anno in cui, col Concilio di Nicea, si ordinava a chiese e conventi di aprire degli “hospitales” per infermi e pellegrini – spiega Virna Fasone, hospitalera veterana che da anni presto il suo servizio negli albergues»
In foto Annalisa Schillaci e Grazia Fresta
PRESERVARE L’OSPITALITÀ TRADIZIONALE – Accoglienza pellegrina e gli Amici del Cammino di Santiago sono organizzazioni costituite da volontari che hanno l’intento di salvaguardare l’ospitalità tradizionale sul Cammino di Santiago, sulla Via Francigena e altri cammini: ospitaleri che con il loro lavoro accolgono i pellegrini negli ostelli che operano a donativo, presenti sui percorsi e collaborano alla diffusione dei contenuti artistici, culturali e spirituali dei cammini. «La presenza di strutture organizzate per l’accoglienza dei pellegrini si può far risalire almeno al 325, anno in cui, col Concilio di Nicea, si ordinava a chiese e conventi di aprire degli “hospitales” per infermi e pellegrini – spiega Virna Fasone, hospitalera veterana che da anni presto il suo servizio negli albergues – I termini “ospitare” e “hospitale”, nel medioevo, si confondevano, perché l’accoglienza “generica”, cioè dare un tetto e del cibo, si univa all’eventuale cura delle malattie, come potevano essere curate a quel tempo. La cura del corpo si univa alla cura dell’anima, ed accogliere era un tutt’uno col curare.»
Il corso è necessario non solo per svolgere bene questo compito, ma anche affinché i nuovi hospitaleros possano conoscere in anticipo cosa troveranno “su quell’altro lato” del Camino: l’ospitalità è infatti un duro (duro, duro!) lavoro
I CORSI PER HOSPITALEROS – Negli ultimi anni sono sempre di più coloro che vogliono prestare il loro servizio in questi ostelli. E per poterlo fare è obbligatorio frequentare questi corsi. L’unico requisito per prendervi parte è aver fatto il pellegrinaggio a Santiago e voler dedicare il proprio tempo e le proprie capacità in modo altruistico all’accoglienza. Il corso è necessario non solo per svolgere bene questo compito, ma anche affinché i nuovi hospitaleros possano conoscere in anticipo cosa troveranno “su quell’altro lato” del Camino: l’ospitalità è infatti un duro (duro, duro!) lavoro. In generale i corsi si svolgono durante il fine settimana (iniziano il venerdì sera e terminano la domenica dopo la condivisione di un pranzo). Per inciso, il tempo normale di permanenza in un rifugio è di quindici giorni (la prima o la seconda metà di ogni mese) in Spagna, mentre una settimana (da sabato a sabato) sulla Magna Via Francigena in Italia.
Il percorso formativo che si è svolto a Pedara è stato organizzato nello stile dell’accoglienza a donativo, per cui tutte le spese sono state coperte con il libero contributo dei partecipanti.
ACCOGLIENZA A PROPRIO BUON CUORE – Il percorso formativo che si è svolto a Pedara è stato organizzato nello stile dell’accoglienza a donativo, per cui tutte le spese sono state coperte con il libero contributo dei partecipanti. La differenza tra quanto speso per l’organizzazione del corso e ciò che è stato raccolto, sommato a un volontario contributo di Ultreya Pedara, è stato donato a due ostelli: Casa di Lazzaro ad Acquapendente sulla via Francigena e Arrès sul cammino Aragonese in Spagna. Con i generi alimentari e i beni di prima necessità non utilizzati durante i tre giorni di incontri, sono stati confezionati dei pacchi regalo che sono stati donati ad alcune famiglie in difficoltà residenti nella zona.
La condivisione del pranzo a Pedara
PELLEGRINI E OSPITALIERI – I corsisti che hanno preso parte all’iter formativo sono: Luigi Alemanno, Federico Dessi, Giuseppe Germanà, Pippo Fresta, Grazia Fresta, Nicola Grosan, Piero Lojacono, Carlo Mingacci, Sandra Privitera, Sebastiano Scavo, Paolo Sorbini, Vito Schirò, Francesca Scotto, Francesca Lo Grasso, Alessandro Spaducci, Turi Spina, Mario Tavolacci, Enza Tomasello, Bruno Tomasello, Junio Tumbarello (chi scrive N.d.A.). Mentre tra gli ospitalieri veterani, alcuni membri di Accoglienza Pellegrina e di Ultreya Pedara, nonché tra i partecipanti del primo corso tenutosi in Sicilia l’anno scorso, vi erano Vincenza Allegra, Salvatore Billone, Ferràn Cisa Mercadè, Alfredo Distefano, Virna Fasone, Giovanni Casuccio, Michele Indelicato, Cristina Leto, Pierluigi Menga, Laura Monastier, Angelo Pastura, Serenella Sala, Annalisa Schillaci, Giovanna Traina. I futuri ospitalieri hanno dimostrato grande entusiasmo nei diversi momenti di lavoro, abbracci, formazione e confronto. Una volta tornati a casa, adesso aspettano la destinazione che verrà assegnata loro (uno ha già ricevuto comunicazione sull’ostello dove andrà a prestare servizio quest’estate N.d.A), sia sul Camino di Santiago che sulla Via Francigena, dove potranno mettere in pratica tutto ciò che hanno imparato e donare quel caloroso benvenuto che hanno ricevuto a Pedara.
«Voi date poca cosa dando ciò che possedete. È quando donate voi stessi che donate veramente» scriveva ne Il Profeta, Khalil Gibran: se anche voi siete tra i pellegrini che hanno deciso “egoisticamente” di ricevere tantissimo, donando le proprie ferie, il proprio tempo, cuore e sorrisi, intraprendendo questo Cammino, potrete frequentare uno di questi corsi che annualmente vengono organizzati in tutto il mondo (per saperne basta consultare il sito www.caminosantiago.org).
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