Le corsie sono le stesse, Farmery è un supermercato a tutti gli effetti, ma la differenza è sostanziale: filiera corta e prodotti a Km zero.
La catena ha aperto negli Stati Uniti secondo la filosofia -sempre più diffusa- per la quale mangiare cibi sani e locali è il primo passo per curare la propria salute e quella dell’ambiente. L’idea è di Ben Greene, vissuto con la sua famiglia in una fattoria e da sempre impegnato nel promuovere un modello di agricoltura sostenibile capace di valorizzare i prodotti locali e reggere i duri colpi del mercato. “Ho visto che i piccoli agricoltori che vendono all’ingrosso non riuscivano a tenere testa al mercato, i piccoli produttori sono sempre stati il soggetto più debole della catena contadino-distributore-rivenditore. Quindi, per rimettere al centro dell’economia il cibo locale e il principio della filiera corta, ho progettato un sistema che riduce i costi di produzione e aumenta il valore dei suoi prodotti attraverso la coltivazione e la vendita nello stesso sito, che è diventato il Farmery”.
Il principio quindi è quello di produrre gli ortaggi all’interno del Farmery e, per assecondare la domanda, di commercializzare i prodotti che provengono dagli agricoltori delle zone limitrofe.
La struttura Il Farmery è composto da 4 container, ciascuno dotato di un sistema di coltivazione dei funghi all’interno e pannelli disposti sulle pareti esterne dove sono stati allestiti orti verticali in cui vengono coltivate aromatiche, lattuga, verdure, fragole e altre piante di modeste dimensioni. Una grande serra centrale attraversa le due pile di container. Esiste un mercato al piano inferiore della serra centrale e in uno dei contenitori inferiori dove i clienti possono acquistare gli ortaggi coltivati e quelli raccolti dagli agricoltori e produttori locali.
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