Sapete cosa dice un noto detto? Chi mangia patate campa cent'anni
Per ottenere un buon raccolto occorre iniziare da un buon seme. Già, direte voi, le patate non si piantano così. Volgarmente, però, quelli detti “da seme” sono tuberi coltivati per lo più in zone climatiche alte (Francia e Olanda prevalentemente), in modo che possa essere ridotta al minimo la presenza e lo sviluppo di parassiti che si propagherebbero facilmente nei nuovi terreni di coltura.
Prima di essere piantata, la patata va affettata. Scusate la ridondanza. Con un coltello sarete gli artefici della moltiplicazione della vita (seppur di un ortaggio). Prendete il vostro tubero e guardatelo negli occhi germinativi, ovvero quelle piccole protuberanze che sono pronte a trasformarsi in fusti e foglie. Li troverete anche dormienti, sotto forma di puntini appena accennati all’interno di una minuscola ellisse incavata (protettiva).
Ricavate da ogni patata circa quattro pezzi con almeno un occhio germinativo a disposizione. Riponete tutto in una cassetta areata e aspettate. Sette, dieci giorni saranno sufficienti a far suberificare il tubero, a far creare una crosta protettiva proprio come quella che fi forma nell’uomo dopo un taglio. L’attesa sarà necessaria per evitare che il pezzettino di patata da piantare sia a rischio di infezioni e marcescenza.
La regola ad occhio, quella più bella per chi cerca un contatto diretto e intimo con la pianta, vuole che si possa raccogliere non appena si sarà fatta viva la fioritura. Ed è a questo punto che, dopo il passaggio del taglio, le vostre cure potranno trasformarsi in energia positiva, prima, e in cibo, poi.
Iniziate, se potete, senza la zappa. Affondate le mani nella terra e, dopo avere estirpato il fusto, andate alla ricerca delle patate nuove. Verranno fuori timide e chiare ma il ritrovarsele fra le mani sarà una vera gioia. Con le mani sotto terra per l’intera fila, fino a raccogliere una bella cesta di patate novelle da spolverare appena e mettere in padella rigorosamente con la buccia.
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