L’idea è quella di sfruttare il processo di fotosintesi clorofilliana (che a sua volta sfrutta la luce solare come fonte di energia), tramite il quale le piante producono materia organica, che viene utilizzata per regolare la crescita per produrre elettricità.
Le sostanze nutritive prodotte dalle nostre amiche verdi passano dalle radici alla terra, alimentando i microrganismi presenti, che a loro volta rilasciano elettroni come materiale di scarto
COME FUNZIONA Il tal modo sarebbe possibile ottenere elettricità dalle piante senza controindicazioni. Una tecnologia che potrebbe essere sfruttata anche per produrre elettricità da terreni contaminati e non adatti alle colture alimentari, producendo e creando valore anche da aree altrimenti non più produttive. Praticamente le sostanze nutritive prodotte dalle nostre amiche verdi passano dalle radici alla terra, alimentando i microrganismi presenti, che a loro volta rilasciano elettroni come materiale di scarto. E tutto questo senza compromettere la crescita dei vegetali. Secondo gli studiosi olandesi sarebbe dunque sufficiente collocare un elettrodo vicino alle radici per raccogliere l’energia chimica e trasformarla in energia elettrica.
UN PROTOTIPO CHE PROMETTE Il sistema – come specificato sul sito della società – funziona meglio nelle risaie e nelle grandi zone umide – ma, si potrebbero sfruttare anche delle zone molto inquinate. Plant-e non richiede grosse infrastrutture e ciò renderebbe semplice l’applicazione dell’idea in regioni isolate, dove al momento la corrente elettrica è assente. Ancora esigua la quantità di elettricità prodotta. Allo stato dell’arte, infatti, il prototipo realizzato, installato su un tetto verde nei Paesi Bassi, è in grado di fornire energia sufficiente a far funzionare soltanto un telefono cellulare. Nonostante ciò David Strik e Marjolein Helder, a capo del’ambizioso progetto, si dicono ottimisti. La società è stata fondata il 14 settembre 2009 come spin-off dal sub-dipartimento di tecnologia ambientale dell’Università di Wageningen.
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