La Carissa è un genere di piante sempreverdi della famiglia delle Apocynaceae, diffuso perlopiù nei paesi della zona tropicale e subtropicale dell’Africa, Australia e Cina. Per intenderci è quindi della stessa famiglia delle Plumerie e degli Oleandri. Conosciuta come Carissa Grandiflora, si chiama Carissa Macrocarpa. Io, e qualcun altro, la chiamo “Gelsomino africano” ma di me non fidatevi… non voglio certo stravolgere tassonomia e classificazioni classiche, diciamo che il mio è un modo amichevole -seppure errato- di soprannominare questo bel fiore. A proposito in Sudafrica la specie Carissa macrocarpa è nota come Natal Plum, cioè Prugna del Natal (Il KwaZulu-Natal è una provincia del Sudafrica, con capitale Pietermaritzburg. Si trova nella parte sudorientale del Paese; confina con tre Stati sovrani: Mozambico e Swaziland a nordest, Lesotho a sudovest).
PIANTA DA GUARDIA Sappiamo tutti che “non c’è rosa senza spine”. E infatti la Carissa è sì così bella ma anche piena di terribili aculei che ne fanno una pianta perfettamente adatta ai confini e alle recinzioni. Le sue spine sono dure, fitte, appuntite, robuste e perfino biforcute (un tempo era classificata come Arduina bispinosa) e, infatti in Sudafrica, una sua zona di origine, viene utilizzata per fare siepi davvero impenetrabili, dove perfino piccoli animali non riescono a passare.Vi assicuro però che quando spuntano i primi fiori dall’odore intenso e, talvolta, fruttifica si fa perdonare questa aggressività. Fiori grandi e profumatissimi simili a quelli del gelsomino ma superdotati per dimensioni. Se poi le condizioni sono propizie, produce frutti rossi, a maturazione grandi come ciliegie, dal sapore gradevole e ricco di sfumature, adatti a produrre marmellate e gelatine.
Si chiama Carissa macrocarpa ed è conosciuta come C. grandiflora, io da sempre -per simpatia- lo chiamo Gelsomino africano. Nel suo paese d’origine, in Sudafrica è nota come Natal Plum, cioè Prugna del Natal
QUESTIONE DI NOMI Abbiamo detto quindi Carissa grandiflora (E. H. Mey) Carissa macrocarpa (Ecklon) e Arduina macrocarpa e quest’ultima denominazione, già attribuita da Linneo, fa riferimento a quella volgare in uso in quel tempo. Il genere comprende circa trenta specie, africane ed asiatiche, tra le quali la C. grandiflora è sicuramente la più interessante e la più diffusa. Tra le cultivar di Carissa grandiflora in commercio vi è la Carissa ‘Francy’, cespuglio vivace e molto fiorifero con frutti color arancio, la Carissa ‘Tuttlei’ dal portamento nano, prostrato e fitto di foglie.
COME SI CURA Anche se di origine subtrobicale ha un’inaspettata resistenza al freddo e sopporta qualche grado sotto lo zero, purché non sia eccessivamente prolungato. Per questa ragione è adattabile alle zone climatiche miti della nostra penisola, come in Liguria, sulle coste di alcuni laghi lombardi e, naturalmente, al sud dell’Italia. La propagazione avviene per seme o per talea; varietà dal portamento particolare o dal fogliame colorato vanno moltiplicate esclusivamente per talea e, preferibilmente, in primavera inoltrata, utilizzando porzioni di rami semilignificati. Richiede terriccio asciutto e permeabile, moderatamente fertile, composto ad esempio da due parti di terriccio argilloso, una di torba ed una di sabbia. Gradisce leggere concimazioni liquide settimanali durante il periodo della crescita e della fioritura. L’esposizione in pieno sole è la migliore, anche se sopporta situazioni a mezz’ombra. Non necessita di potature se non per armonizzarne la forma ed eliminare rami secchi e non è soggetta a malattie e parassiti (diciamo che la Cocciniglia può darle un po’ di fastidio ma non esageratamente).
A parte il frutto, il resto della pianta – come tutte le Apocynaceae – è velenoso. Oltre che come frutto fresco o in macedonie di frutta, in alcuni specie i frutti sono consumati immaturi in salamoia.
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