Quella fatta a mano, in orti per lo più familiari, è certamente faticosa (costringe a stare con la schiena piegata e fa stancare la terra che diventa più dura con il caldo). Ma l’opera è ripagata dal raccolto.
Estirperete le piante andate a fiore o quasi secche e, aiutantovi con una zappetta, inizierete a scavare a destra e a sinistra del fusto. È lì che, nei due o tre mesi precedenti, saranno cresciute le vostre patate.
Scaverete la terra e le vedrete affiorare come pepite d’oro. Abbandonerete all’ra l’attrezzo metallico e vi aiuterete con le mani, per non rovinarle. Le accarezzerete, quasi, ripulendole dalla terra e le riporrete in un cesto di vimini possibilmente.
Ancora una e poi un’altra. Così, lungo tutto il filare. Per evitare che rigermoglino precocemente lasciatele al buio ed in un luogo asciutto. Le primissime raccolte, però, friggetele o bollitele subito, con tutta la buccia. Il vostro tubero vi farà tornare il sorriso dopo la smorfia della fatica.
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